Largo ai “privacy officer”, ma la trasparenza è a rischio
Con l’imminente approvazione del nuovo Regolamento UE sulla protezione dei dati, le aziende pubbliche e private si trovano di fronte alla necessità di adeguarsi alle nuove normative. In questo contesto, il ruolo del privacy officer diventa centrale: sarà infatti questa figura a garantire il corretto passaggio dalle attuali regole nazionali alle complesse disposizioni comunitarie.
Crescita delle certificazioni per i Privacy Officer
Nonostante l’importanza crescente di questo ruolo, il mercato dei professionisti della privacy è ancora privo di standard ufficiali per la definizione dei profili professionali. Mentre UNI sta lavorando a norme tecniche specifiche, le certificazioni come quella di TÜV Italia rappresentano oggi l’unico strumento riconosciuto per attestare le competenze di questi specialisti. Con migliaia di aziende obbligate a nominare un privacy officer, il settore è destinato a espandersi rapidamente nei prossimi anni.
Il futuro del Privacy Officer nel mercato del lavoro
Spazio agli esperti di protezione dei dati con il nuovo Regolamento UE che sarà approvato in primavera. Norme tecniche in cantiere in UNI, ma l’imminente approvazione della normativa prefigura un mercato dei professionisti ancora privo di standard ufficiali di riferimento per definire i profili professionali del settore. Crescono le certificazioni dei professionisti, già 300 quelle rilasciate da TÜV Italia.
Firenze, 10 febbraio 2016 – Il Regolamento UE sulla protezione dei dati è in arrivo, e le aziende pubbliche e private dovranno adesso rimboccarsi le maniche per adeguarsi, ricorrendo a specialisti della materia che siano in grado di dare adeguato supporto per traghettare dall’attuale Codice della Privacy alle nuove e complesse regole comunitarie.
Sul fronte delle professioni, nei prossimi 2 anni la nuova normativa darà spazio a migliaia di opportunità, con 20mila pubbliche amministrazioni e più di 25mila altre aziende che, trattando dati che richiedono il controllo regolare e sistematico degli interessati su larga scala, rientrano nell’obbligo di dotarsi di un responsabile, il cosiddetto privacy officer.
Il problema che tuttavia si pone è quello della trasparenza del mercato, perché allo stato attuale non esiste un albo specifico degli esperti di protezione dei dati, e anche se in UNI sono già in cantiere delle specifiche norme sui profili professionali del settore della privacy, i lavori che porteranno alla loro pubblicazione richiederanno probabilmente almeno un anno.
“Gli head hunter e le stesse aziende devono prestare molta attenzione quando gestiscono le selezioni per individuare il professionista a cui affidare l’incarico di curare gli adeguamenti in materia di protezione dei dati, perché non esistono abilitazioni o ordini che garantiscono la qualità dei servizi di chi si propone come esperto di privacy – afferma il presidente di Federprivacy, Nicola Bernardi – Lo sviluppo delle norme per definire gli standard da noi sollecitato ad UNI fin dal 2013 non è purtroppo tempestivo rispetto all’approvazione definitiva del Regolamento UE in agenda per questa primavera, e il mercato ha ormai già l’esigenza di avere specifici criteri di riferimento per poter scegliere correttamente i candidati.
Attualmente, l’unico strumento credibile ed obiettivo, è quindi quello delle certificazioni dei professionisti, come quella rilasciata dal TÜV Examination Institute sulla base del disciplinare elaborato da Federprivacy.”
Le certificazioni del personale basate sulla Norma ISO/IEC 17024:2012 sono riconosciute dal mercato a livello internazionale, perché permettono a coloro che le richiedono di dimostrare in concreto che possiedono le competenze definite nello schema attraverso un processo di verifica e valutazione oggettiva da parte dell’organismo di certificazione abilitato, che emette il certificato solo dopo un preventivo esame documentale, e prove sia scritte che orali, con un colloquio che il candidato deve sostenere con un commissario dell’ente.
Con oltre mille professionisti che hanno avviato il percorso per la certificazione di TÜV di “Privacy Officer e Consulente della Privacy“, e circa 300 che l’hanno già ottenuta, il numero degli esperti della materia che decidono di mettersi in gioco per ottenerla è in costante crescita, e il prossimo 17 febbraio è già confermata a Milano un’ulteriore sessione di esami presso la sede di TÜV Italia.
In conclusione, l’arrivo del Regolamento UE rappresenta una grande opportunità per i professionisti della privacy, ma richiede anche attenzione da parte delle aziende per assicurarsi di scegliere esperti adeguatamente qualificati. L’evoluzione del mercato dipenderà non solo dalle normative, ma anche dalla capacità di strutturare e riconoscere standard professionali affidabili.