Stefano Fratepietro – Intervista al Cyber Crime Conference 2018

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Stefano Fratepietro

Esperto di Cyber Security e Digital Forensics

Fino a poco tempo fa l’ICT Security era una materia per pochi, oggi con la diffusione degli strumenti Smart – come ad esempio quelli per la gestione della casa intelligente – interessa tutti o quasi.
Un hacker potrebbe aprire la porta della nostra abitazione semplicemente rubandoci la password o bucando le nostre difese.

La rete, sia in positivo che in negativo offre molti strumenti, si pensi ad esempio al progetto Tor che – nato per garantire l’anonimato in rete – se utilizzato da malintenzionati diventa un arma pericolosa. In un contesto in cui la rete è in costante evoluzione notiamo anche l’aggiornarsi dei metodi di attacco, si pensi ad esempio a quelli DDoS utilizzati principalmente per distrarre gli addetti alla sicurezza così da occultare altri attacchi informatici più complessi messi in atto verso l’obiettivo reale.

Domande:

  1. Pochi mesi fa, intervenendo come speaker al Tedx Bologna “Inimmaginabile”, ha citato una scena della serie Mr. Robot, incentrata su un hacker e la sua lotta contro il sistema delle bad corporations. Crede che l’ingresso della cybersecurity nell’immaginario collettivo, anche attraverso prodotti della cultura pop, possa contribuire ad aumentare la consapevolezza su questi temi?
  2. Lei si occupa da sempre di Informatica Forense: è fondatore del progetto DEFT Linux e lavora come Consulente Tecnico per l’autorità giudiziaria. Qual è l’importanza di questa disciplina nel processo contemporaneo? Se i mezzi a disposizione degli inquirenti possono tenere il passo dei reati comuni, come cambia il quadro in relazione a una criminalità informatica sempre più qualificata e specializzata?
  3. Oggi il suo intervento ha avuto ad oggetto “Casi pratici di Distributed Denial of Service (DDoS): dalla negazione del servizio all’attacco diversivo”. Come lo riassumerebbe?

 

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