Paolo Prinetto – Intervista al Forum ICT Security 2018

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Paolo Prinetto

Presidente del CINI, Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica e Direttore del Laboratorio Nazionale Cybersecurity

Nella sicurezza informatica ha un ruolo importantissimo l’hardware. Si possono utilizzare anche algoritmi sempre più complessi ma se poi la macchia che viene utilizzata non è sicura diventa tutto inutile. L’Italia non può competere con le principali aziende che realizzano i processori ma abbiamo tutte le competenze e le capacità necessarie per creare delle architetture “vulnerability tolerant” cioè capaci di tollerare le vulnerabilità dell’hardware, sia note sia sconosciute.

Il CINI, il CNIT ed il CNR hanno deciso di collaborare con buoni risultati. Questi tre enti insieme al MISE hanno partecipato ad un bando europeo per finanziare la realizzazione di un centro di eccellenza e lo hanno vinto. Questa collaborazione sta dando buoni frutti.

La mancanza di workforce è un problema che non affligge solo l’Italia, è diffusa in tutto il mondo. Le università si stanno muovendo ma hanno davanti a sé numerosi vincoli; pur volendo attivare oggi nuovi corsi di laurea, gli Atenei dovrebbero superare numerose difficoltà, tra cui l’inevitabile chiusura di altri corsi. Va incrementata l’offerta formativa ma serve la volontà politica di realizzare un piano cyber come fatto negli anni ’60 con la chimica. Da parte sua il CINI ha lanciato il cyberchallenge.it che mira a cercare talenti tra i 16 ed i 22 anni.

Domande:

  1. Ci può parlare del ruolo che riveste la “tecnologia nazionale” nell’ecosistema cyber italiano
  2. Come si muova la ricerca italiana nel settore? Cosa sta facendo?
  3. Quali sono le iniziative messe in atto per accrescere la workforce e attrarre nuovi talenti?

 

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