Intervista a Paolo Dal Checco – Consulente Informatico Forense
È vera la “leggenda” secondo la quale le criptomonete sarebbero spesso utilizzate in ambito criminale?
Non si può negare che le monete virtuali vengano utilizzate anche per operazioni illecite; di recente il bitcoin ha cominciato ad avere largo utilizzo in tal campo – specie sul Dark Web – ma non si tratta certo dell’unico o prevalente mezzo di scambio economico utilizzato dalla criminalità, in particolare da quella organizzata. Gran parte dei trasferimenti di denaro frutto di traffici illegali (ad esempio, a fini di riciclaggio) avviene ancora tramite bonifici, servizi di money transfer o altri circuiti “tradizionali”. Se da un lato le cryptocurrencies vengono utilizzate dai criminali – informatici e non – perché garantiscono, entro certi limiti, l’anonimato di chi le utilizza, dall’altro pensare che siano diventate il loro strumento prevalente risponde più a una suggestione collettiva che non alla realtà.
Si riescono a tracciare queste attività illegali e risalire ai delinquenti che le compiono?
La buona notizia è che queste monete lasciano una traccia nel momento in cui vengono utilizzate. Quando i criminali usano dei wallet è possibile – non sempre, ma spesso – identificare il perimetro entro cui si muovono, l’area in cui operano e, alcune volte, risalire alla loro identità. Questo è vero in particolare con i bitcoin mentre per le altre monete virtuali risulta più difficile, ma ci si sta lavorando: anche l’Autorità giudiziaria si sta dotando di strumenti in questa direzione, pur nella consapevolezza che si tratta di un campo altamente tecnico in cui, oltre alla giusta formazione, bisogna avere a disposizione strumenti corretti e la pazienza di attendere che i criminali “muovano” i fondi per consentirci di tracciarli. Diversamente dai pedinamenti delle indagini vecchio stile, però, i protocolli sono pubblici e quindi l’attività di monitoraggio e tracciamento può essere svolta comodamente a distanza.
Quali consigli sulla sicurezza si sente di dare a chi intende investire in criptovalute?
Innanzitutto, di non farsi affascinare dalle novità: ci sono nuove monete che nascono e scompaiono nel giro di qualche giorno e, se alcune meritano la nostra attenzione, in buona parte si tratta di specchietti per le allodole.
In secondo luogo, una volta che si è deciso di acquistare qualcosa, consiglio di non conservare il “portafogli” sul sito dove lo si è acquistato ma di trasferirlo sul proprio computer, utilizzando i programmi messi a disposizione dai vari protocolli. Al contrario dei contanti, che sono più al sicuro in banca, le criptovalute stanno meglio in casa propria; ovviamente con i dovuti accorgimenti in termini di sicurezza informatica, per evitare che un attacco esterno (un qualsiasi malware, ransomware o trojan) possa entrarci nel pc e acquisire il contenuto del nostro wallet.