Andrea Rigoni – Intervista al Cyber Crime Conference 2018
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Andrea Rigoni
Advisor internationale di Cyber Defence
La minaccia verso le infrastrutture critiche cresce, e spesso le PMI non sono adeguatamente attrezzate, ma anche le grandi aziende rischiano di farsi trovare impreparate dalle nuove evoluzioni degli attacchi.
È difficile giudicare un strategia di sicurezza finché non si viene colpiti da malintenzionati. A livello globale abbiamo notato che sono più efficaci le strategie dei paesi più piccoli rispetto a quelli emergenti. Si pensi ad esempio all’Inghilterra dove già nel 1986 è stata introdotta la prima legge sul Cyber crime; a differenza dell’Asia dove questa è diventata una priorità solo negli ultimi anni.
Domande:
- In qualità di esperto di Infrastrutture Critiche – di cui si occupa sia nel settore privato sia come consulente presso numerose istituzioni italiane ed estere – come valuterebbe l’attuale stato di protezione di questi asset strategici nel nostro Paese?
- Tra le molte iniziative di respiro internazionale a cui collabora c’è il National Cyber Security Strategy delle Nazioni Unite, nato per supportare gli Stati nello sviluppo di strategie nazionali per la sicurezza informatica anche tramite la simulazione di attacchi su larga scala. A che punto è il progetto? Quali Paesi, nella sua opinione, vantano una cybersecurity posture più avanzata (e quali risultano più indietro)?
- Stamattina lei, insieme ad altri autorevoli esperti del settore, ha preso parte alla tavola rotonda Sistemi di Machine Learning, Blockchain, IoT e Big Data nelle mani dei Cyber Criminali – Come evolve il Cyber Terrorismo e quali sono i nuovi rischi per Stati e Industria. Quali sono le principali minacce della contemporaneità secondo quanto emerso nel dibattito? Quali i rimedi e le soluzioni prospettate?