Protezione dei dati, la Cina multa la Didi Global per 1,2 miliardi di dollari

Si è conclusa giovedì l’indagine che ha visto al centro dell’attenzione la Didi Global Inc che rappresenta una delle più grandi piattaforme tecnologiche per la mobilità al mondo. L’Autorità per la regolamentazione della sicurezza informatica cinese (CAC) ha multato per 1,2 miliardi di dollari l’azienda per aver violato alcune delle principali leggi in ambito data protection.

La società con sede in Cina offre un’ampia gamma di servizi tramite le sue app in tutto il mondo (America Latina, Asia-Pacifico e Africa) arrivando ad affermarsi leader del mercato di ride-hailing. La decisione arriva proprio nel momento in cui l’azienda si affacciava al mercato azionario americano mettendo così in guardia milioni di investitori.

Secondo la Cyberspace Administration of China (CAC) la Didi avrebbe violato pesantemente la privacy dei suoi utenti. Il colosso avrebbe raccolto illegalmente negli ultimi sette anni, quindi a partire dal 2015, milioni di informazioni sui suoi clienti danneggiando così la sicurezza nazionale.

La multa inflitta corrisponde a 8,026 miliardi di yuan, corrispondenti a 1,2 miliardi di dollari, e le violazioni sono costate 1 milione di yuan al fondatore ed amministratore delegato Cheng Wei ed altrettanto al presidente Jean Liu.

La società Didi, sostenuta dall’azienda americana Uber Technologies Inc e dalla giapponese SoftBank Group Corp, tramite una dichiarazione rilasciata dal proprio account Weibo, ha dichiarato di accettare la decisione del CAC e di aver già cominciato la procedura di verifica delle violazioni.

Didi Chuxing, dopo esser entrata nel mercato azionario americano, puntava alla borsa di Hong Kong cercando di quotarsi, secondo i piani iniziali, proprio nei mesi estivi. Tuttavia, ha dovuto sospendere questi progetti a tempo indeterminato a causa della decisione delle autorità cinesi.

Il provvedimento preso dall’autorità cinese si incastra perfettamente all’interno di un quadro normativo in continua evoluzione per quanto riguarda la tutela dei cittadini rispetto alle violazioni di cyber sicurezza. Sembra, così, solo uno dei tanti segnali forti che il governo cinese dà alle sue aziende intimandole di rispettare la privacy dei cittadini.

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