Hybrid warfare tra Russia e Ucraina, analisi delle minacce non lineari
Crisi russo-ucraina
Le origini delle tensioni tra Russia e Ucraina son ormai note a tutti. Da molto tempo l’Ucraina sta tentando di entrare a fare parte della NATO, mentre Mosca vuole continuare ad avere una influenza su un’ex-repubblica sovietica con cui condivide oltre 1500 chilometri di confine e da cui transita quasi il 40% del gas russo destinato all’Europa.
La crisi tra Russia e Ucraina non è scoppiata all’improvviso: il contrasto dura apertamente da otto anni, ovvero da quando nel 2014, dopo la Rivoluzione di Euromaidan culminata con la cacciata dell’allora presidente Janukovyč, Mosca ha invaso e annesso la penisola di Crimea sostenendo i movimenti separatisti nella regione del Donbass. Il 24 Febbraio il presidente russo Vladimir Putin ha dato l’ordine di invadere l’Ucraina. La decisione è avvenuta poco dopo il riconoscimento ufficiale delle repubbliche separatiste del Donbass situate in territorio ucraino, Donetsk e Lugansk, ed è cominciata con l’invio di truppe nel territorio con la motivazione ufficiale di un’iniziativa di peacekeeping.
Ripercussioni della guerra su economia e geopolitica globale
Il forte aumento dei prezzi di tutte le materie prime, non solo energetiche, è destinato a perdurare con evidenti effetti sull’inflazione. La crescita economica mondiale è destinata a rallentare sia a causa delle sanzioni, per le pesanti ripercussioni sul commercio internazionale, sia a causa della perdurante inflazione che erode il potere d’acquisto della popolazione. Mentre l’incertezza causerà il progressivo rallentamento degli investimenti incidendo sul Pil.
L’Europa probabilmente pagherà il prezzo più alto anche perché gli Stati Uniti sono ormai autosufficienti sia in termini energetici che cerealicoli.
La crisi ucraina e le sanzioni occidentali possono portare a cambiamenti nel modello energetico globale, e il layout del mercato russo delle esportazioni di energia ha già iniziato a spostarsi verso l’Asia. Per la Cina, che ha un enorme fabbisogno energetico e cerca di diversificare i rischi attraverso più canali, questa è un’opportunità. La Repubblica Popolare Cinese ha, di fatto, firmato recentemente un accordo sul gas con la Russia dopo dieci anni di trattative. Sicuramente le sanzioni occidentali costringeranno la Russia a sviluppare un rapporto finanziario sempre più profondo con la Cina.
Chi appoggia la Russia?
Putin può contare sull’appoggio totale della Bielorussia, una sorta di Stato satellite, che sta fornendo supporto logistico. Dopo le esercitazioni militari congiunte, i soldati russi hanno usato il territorio di Lukashenko per passare il confine da Nord e spostarsi rapidamente verso Kiev.
Il Venezuela insieme a Cuba e al Nicaragua si sono schierati con Mosca.
La posizione della Cina è una di quelle che possono spostare gli equilibri. Pechino è storicamente vicina alla Russia, soprattutto in chiave anti-Usa. I due Paesi sono anche legati da un “Trattato di buon vicinato e della cooperazione amichevole”. La Cina però dal momento dell’attacco russo ha invitato alla moderazione, pur rifiutandosi ufficialmente di parlare di “invasione”.
Tra gli alleati troviamo anche l’Iran e la Siria.
Quale è la strategia di Putin?
Gli obiettivi del Cremlino non sono indirizzati soltanto verso i micro-Stati di Donetsk e Lugansk, nella regione del Donbass e la loro annessione de facto alla Russia, ma anche alla riannessione dell’Ucraina. Su questo è stato esplicito: fa parte dello stesso “spazio spirituale” e territorio storico della Russia. Putin sta mirando a conquistare tutta l’Ucraina a Est del Dnepr, quella che dai russi viene chiamata “Novorossija”. A questo Stato potrebbe essere ben presto annessa anche Odessa, che rientra nello stesso disegno territoriale.
Il Cremlino, inoltre, ha rivolto delle precise richieste alla Nato e agli Usa – il 17 dicembre 2021 – quando, già da un mese, stava ammassando truppe al confine dell’Ucraina.
In cambio di una de-escalation sul fronte russo-ucraino, proponeva la firma di due trattati separati, uno con gli Stati Uniti e l’altro con la Nato. In essi si vede la sua volontà di rivedere completamente l’assetto internazionale e i rapporti di sicurezza Est-Ovest. Putin propose agli Stati Uniti il ritiro di tutte le testate nucleari entro i propri confini nazionali, la fine dei voli di ricognizione dei bombardieri strategici e delle navi “di ogni tipo” al di fuori delle acque territoriali, in aree in cui siano considerate una minaccia per la Russia.
Efficacia delle sanzioni
Quali sono le principali sanzioni rivolte alla Russia?
La prima e forse la più importante riguarda il blocco del sistema SWIFT.
Altre sanzioni coinvolgono direttamente gli attori principali di questa vicenda. Parliamo del congelamento degli asset stranieri di Putin e degli oligarchi, nonché dei beni dei principali ministri (Lavrov e Shoigu) e dei capi dell’esercito russo.
Unione Europea e Regno Unito hanno anche imposto dei limiti ai cittadini russi a livello bancario: in Regno Unito i cittadini russi non potranno fare operazioni sui conti oltre le 50.000 sterline, mentre il tetto massimo dei depositi bancari in UE è fissato a 100.000 euro.
Pesanti sanzioni riguardano anche le aziende russe. Alle imprese europee è stato fatto divieto di esportare tecnologia e di fare affari con alcune aziende statali russe.
Le conseguenze delle sanzioni nei confronti della Russia sono molteplici, sicuramente la prima è il crollo del sistema finanziario. Il rublo ha già perso valore rispetto al dollaro e continua a sprofondare. Le principali banche sono a rischio fallimento.
Effetti a lungo termine vengono dal blocco delle esportazioni verso la Russia: senza microchip e tecnologia molte produzioni si fermerebbero.
Gli effetti delle sanzioni non si fermano solamente alla Russia ma colpiscono moltissimi paesi. Importanti conseguenze arrivano con l’aumento dei prezzi delle materie prime, a partire dal gas. Paesi come Italia e Germania dipendono fortemente dal gas russo, e mentre si cercano delle soluzioni per uscire in qualche modo da questa dipendenza ci si aspetta un nuovo aumento delle bollette. Altri incrementi riguardano il prezzo di grano e mais, che portano di conseguenza all’aumento dei costi dei prodotti derivati come pane e pasta.
Va ricordato, inoltre, che la Russia rappresenta uno dei maggiori destinatari dell’export italiano. Sono state approvate, inoltre, sanzioni che riguardano il settore marittimo.
Cyberwarfare: tattiche di guerra ibrida da parte della cyber intelligence
La guerra russo-ucraina ha visto nell’ultimo mese una serie di operazioni cyber, condotte dalla Russia ai danni dell’Ucraina, quali attacchi DDoS, campagne di disinformazione e attività distruttive di sabotaggio con malware, alle quali l’Occidente sta rispondendo con mosse difensive e contro-offensive, anche se di natura diversa rispetto a quelle russe.
In particolare la strategia della disinformazione ha viaggiato di pari passo con l’operazione militare. Nel mese che ha preceduto gli scontri, gennaio, la task force europea che studia la disinformazione condividendo i risultati su EUvsDisinfo, StratComm, ha registrato una notevole ondata di disinformazione. La Unit 74455, denominata anche Sandworm Team, si ritiene sia una delle principali minacce attualmente operanti nel teatro ucraino. Questo gruppo, unitamente a APT28, Fancy Bear, il cui bersaglio principale sono i Paesi Nato, viene spesso accostato all’Intelligence militare russa. Le operazioni di disinformazione vengono veicolate e sostenute dai social e dalle piattaforme decentralizzate online.
Insieme alla strategia di disinformazione, abbiamo assistito a veri e propri attacchi cyber che hanno preso di mira infrastrutture critiche, banche e centri di potere ucraino.
Già il 13 gennaio era stato rilevato un malware con il nome di WhisperGate che aveva coinvolto alcune istituzioni governative ucraine.
Ad inizio febbraio invece, alcuni ricercatori di sicurezza hanno rilevato un’operazione di attacco da parte del collettivo russo Gamaredon, anche conosciuto come Armageddon o Shuckworm, contro altre entità ucraine.
L’escalation dei cyber attacchi prosegue a metà febbraio con un attacco di tipo DDoS (Distributed Denial-of-Service), che ha reso inutilizzabile il sito del Ministero della Difesa, di alcune banche sia pubbliche che private e della Banca Nazione dell’Ucraina.
L’approccio difensivo dell’UE e dell’Italia nel cyberspazio
A causa di questi cyber attacchi, alcuni stati hanno adottato misure per fronteggiare attacchi cibernetici alle reti informatiche. La nostra Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) si è attivata tramite lo CSIRT che, già nella giornata del 14 febbraio, segnalava “il significativo rischio cyber derivante da possibili impatti collaterali a carico di infrastrutture ICT interconnesse con il cyberspazio ucraino, con particolare riferimento ad enti, organizzazioni ed aziende che intrattengono rapporti con soggetti ucraini e con i quali siano in essere interconnessioni telematiche (e.g., connessioni B2B, utenze presso reti ucraine e viceversa, condivisione di repository o piattaforme collaborative)”, raccomandando di innalzare il livello di attenzione e di adottare, in via prioritaria, azioni di mitigazione.
Altri paesi, come ad esempio la Lituania, Croazia, Polonia, Estonia, Romania e Paesi Bassi, hanno risposto alla richiesta di sostegno proveniente dall’Ucraina attivando un Cyber Rapid Response Team.
Risposta difensiva dell’Ucraina
L’Ucraina tramite l’Ukraine Cyber Troops, una divisione del Ministero della Difesa, ha portato a compimento numerose operazioni informatiche offensive contro obiettivi governativi russi. L’ultima violazione è ai danni della Rosatom State Nuclear Energy Corporation – alla quale sono stati trafugati documenti – che comprende oltre 350 imprese e il complesso di armi nucleari della Russia. Importante da sottolineare l’intervento di Anonymous, che si è schierato a favore dell’Ucraina, attaccando il Cremlino e il Ministero della Difesa russa.
Stati e gruppi cyber pro Russia / pro Ucraina
A favore dell’Ucraina troviamo:
- Anonymous, il collettivo nato nei primi anni del Duemila e che ha raggiunto il massimo della celebrità a cavallo del 2010;
- IT Army in favore dell’Ucraina, annunciata su Twitter il 26 febbraio dal vicepremier ucraino Mykhailo Fedorov e che si organizza direttamente su Telegram;
- CyberPartisans A differenza di Anonymous e IT Army, in questo caso si tratta di un vero e proprio gruppo di hacktivist.
Per quanto riguarda la Russia, il primo gruppo a favore della potenza è stato il Conti Group, che almeno dal 2019 imperversa sulla rete compiendo attacchi contro aziende di ogni tipo.
Le due unità più attive della GRU (uno dei servizi di intelligence di Mosca) sono note con i nomi di Fancy Bear e Voodoo Bear e sono formate da militari che indossano l’uniforme e lavorano direttamente negli edifici governativi.
Non è quindi un caso che per questo conflitto si sia utilizzato il termine di “guerra ibrida”.
Quanto e come impattano le criptovalute nella guerra digitale?
Il conflitto tra la Russia e l’Ucraina sta portando ad una rivalutazione delle criptovalute.
Per la prima volta l’Ucraina chiede finanziamenti diretti in criptovaluta. Ciò ha condizionato un innalzamento del prezzo di numerose criptovalute, con Bitcoin ed Ethereum che hanno registrato un aumento di valore del 22% a partire dal 28 di febbraio.
Le criptovalute sono viste come uno strumento di investimento slegato dalle economie nazionali e pertanto dagli alti e bassi della politica, quindi alcuni investitori stanno acquistando criptovalute come una sorta di “bene rifugio” facilmente accessibile.
L’impennata delle transazioni ha visto un corrispondente aumento di transazioni dal rublo alle criptovalute e verosimilmente questo aumento deriva dall’obiettivo di aggirare le sanzioni occidentali.
Gli ucraini stanno investendo in bitcoin per ottenere una “valuta di riserva” spendibile in caso di collasso del sistema economico e/o del sistema bancario del paese.
Intervista a Prof. Ranieri Razzante
È Direttore del Centro di Ricerca sulla Sicurezza ed il Terrorismo - CRST. Presidente dell’Associazione Italiana Responsabili Antiriciclaggio (AIRA). Avvocato e Dottore commercialista. Docente di Tecniche di gestione dei rischi di riciclaggio presso l’Università di Bologna, di Tecniche e regole della cybersecurity presso l’Università di Napoli Suor Orsola Benincasa e insegna presso gli Istituti di Istruzione delle Forze dell’Ordine e Militari. È stato Consulente della Commissione Parlamentare Antimafia e del Prefetto Antiracket e Antiusura. È stato Membro della Commissione del Ministero dell’Economia per la redazione del decreto legislativo in materia di antiriciclaggio (D.Lgs. n. 231/2007). Collabora con varie testate giornalisti- che di settore ed è opinionista televisivo. È autore di numerosi volumi e scritti in materia di Diritto dell’economia, Legislazione antiriciclaggio e finanziamento del terrorismo. È stato Consigliere per la Cybersecurity del Sottosegretario di Stato alla Difesa durante il Governo Draghi.