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Cybersecurity globale: l’Italia tra le eccellenze mondiali secondo il Global Cybersecurity Index 2024

Il Global Cybersecurity Index 2024 (GCI), pubblicato dall’International Telecommunication Union, offre una fotografia dettagliata dell’impegno di 194 paesi nel rafforzare le proprie difese digitali, rivelando un quadro in cui l’Italia emerge con autorevolezza tra le eccellenze mondiali nella cybersecurity globale.

Questo prestigioso riconoscimento internazionale non è frutto del caso, ma il risultato di un percorso strategico accelerato negli ultimi anni, caratterizzato dalla creazione dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, dall’implementazione di un framework normativo all’avanguardia e da investimenti senza precedenti nel settore. Un posizionamento che assume ancora maggiore rilevanza alla luce dell’intensificarsi delle minacce: solo nel 2023, 8 miliardi di record sono stati compromessi globalmente, mentre il costo medio di una violazione dei dati ha toccato i 4,45 milioni di dollari, con un aumento del 15% nell’ultimo triennio.

Il GCI 2024 rivela un’Italia che ha saputo costruire un ecosistema resiliente, con una solida architettura istituzionale, capacità tecniche avanzate e un approccio collaborativo che coinvolge settore pubblico, privato e accademia. Una performance che colloca il paese nel Tier 1, il livello più elevato dell’indice, riservato alle nazioni con punteggio compreso tra 95 e 100, che hanno dimostrato “un forte impegno nella cybersecurity attraverso azioni coordinate e guidate dal governo” che abbracciano tutti i cinque pilastri fondamentali: misure legali, tecniche, organizzative, sviluppo delle capacità e cooperazione.

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Cybersecurity globale, un quadro in evoluzione: analisi tecnica delle tendenze

Il GCI 2024, giunto alla sua quinta edizione, fotografa un ecosistema digitale globale dove gli attacchi ransomware hanno registrato un incremento esponenziale, con target prediletti nei servizi governativi e nei settori critici. I dati mostrano che nel solo 2023, circa 8 miliardi di record sono stati compromessi in oltre 2.800 violazioni documentate, con un aumento del costo medio per data breach del 15% negli ultimi tre anni, raggiungendo i 4,45 milioni di dollari a livello globale.

L’indice valuta meticolosamente i paesi attraverso cinque pilastri fondamentali: misure legali, tecniche, organizzative, sviluppo delle capacità e cooperazione. Ciascun pilastro contribuisce con 20 punti al punteggio finale di 100. Particolarmente rilevante per i professionisti del settore è l’adozione di un nuovo sistema di classificazione basato su tier (livelli) anziché su ranking numerici, una modifica metodologica significativa che permette di valutare meglio la maturità cybersecurity dei paesi.

L’architettura di cybersecurity italiana: un’analisi approfondita

L’Italia si distingue nel Tier 1, il più elevato, che comprende paesi con un punteggio compreso tra 95 e 100. Questo posizionamento riflette l’implementazione di un’architettura di governance della cybersecurity robusta e articolata, frutto di un percorso evolutivo accelerato negli ultimi anni.

Framework normativo e compliance: le fondamenta del sistema italiano

Dal punto di vista legislativo, l’Italia ha implementato un ecosistema normativo completo che include sviluppi significativi negli ultimi anni. L’adozione del GDPR attraverso il D.lgs. 101/2018 ha aggiornato il Codice Privacy, mentre la legge 133/2019 ha istituito il perimetro di sicurezza nazionale cibernetica. Il D.lgs. 65/2018 ha recepito la direttiva NIS, successivamente aggiornata con il D.lgs. 131/2022 che implementa la NIS 2 con requisiti più stringenti e un perimetro di applicazione ampliato.

La svolta significativa è arrivata con il D.L. 82/2021 che ha istituito l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), conferendole risorse e poteri per coordinare le azioni nazionali in materia di cybersecurity. Successivamente, la Legge 21/2024 sulla governance del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha rafforzato il ruolo dell’ACN nella protezione degli investimenti digitali, mentre il D.L. 123/2023 ha introdotto ulteriori misure per la cybersicurezza delle infrastrutture critiche.

Infrastruttura tecnica e capacità di risposta: l’evoluzione operativa

Sul versante tecnico, l’Italia ha sviluppato un’architettura di risposta agli incidenti multilivello che ha visto significativi potenziamenti. Il cuore del sistema è rappresentato dallo CSIRT Italia (Computer Security Incident Response Team), trasferito dal DIS all’ACN nel 2021, che coordina la risposta agli incidenti informatici a livello nazionale. L’ACN ha rafforzato progressivamente le capacità operative dello CSIRT e delle altre articolazioni dell’Agenzia per rispondere anche agli attacchi più sofisticati.

Un elemento importante nel panorama istituzionale è il ruolo dell’ACN come Centro nazionale di coordinamento italiano (NCC-IT) per l’European Cybersecurity Competence Centre (ECCC). In questa veste, l’ACN funge da punto di contatto a livello nazionale per la Community europea di cybersecurity, fornisce consulenza strategica all’ECCC e facilita la partecipazione degli stakeholder italiani ai progetti transfrontalieri europei.

L’Italia ha adottato framework di cybersecurity allineati agli standard internazionali, tra cui il NIST Cybersecurity Framework e gli standard ISO/IEC 27001, con linee guida specifiche per settori critici recentemente aggiornate per includere le tecnologie emergenti.

Governance e coordinamento strategico: la visione nazionale

La Strategia Nazionale di Cybersicurezza 2022-2026, accompagnata dal relativo piano di implementazione, rappresenta la bussola che orienta l’ecosistema italiano. Il documento articola 82 misure concrete distribuite su tre obiettivi fondamentali, con un approccio basato sul rischio e meccanismi di misurazione dell’efficacia.

Nel 2023 è stato pubblicato un aggiornamento dell’implementazione che ha rivisto 20 delle 82 misure originarie, includendo nuove direttive specifiche per allinearsi alle iniziative europee come l’AI Act e il Cyber Resilience Act. Contemporaneamente, la Strategia Cloud Italia è stata lanciata con un focus specifico sulla sicurezza del cloud nazionale.

La governance è stata ulteriormente rafforzata con l’ampliamento dei poteri dell’ACN attraverso il D.L. 19/2023 e l’introduzione del Comitato Tecnico di Coordinamento per monitorare lo stato di attuazione della strategia. La nomina del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla cybersicurezza nel 2022 ha contribuito a elevare ulteriormente l’importanza politica del tema.

Programmi di capacity building e R&D: colmare il divario di competenze

Nel campo dello sviluppo delle capacità, l’Italia ha adottato un approccio sistemico per affrontare il crescente divario di competenze. Il lancio nel 2023 del Fondo Innovazione Tecnologica (FIT) per la cybersecurity, con una dotazione di 300 milioni di euro, rappresenta un investimento senza precedenti nel settore. Parallelamente, l’istituzione dell’Osservatorio Nazionale sulla Cybersecurity Skills ha permesso di mappare e sviluppare le competenze necessarie.

Il programma “Operatori di Cybersicurezza” lanciato da ACN mira a formare 5.000 nuovi professionisti entro il 2026, mentre la nuova piattaforma nazionale di e-learning sulla cybersecurity offre percorsi formativi accessibili a diverse categorie di utenti. La rete dei laboratori nazionali di cybersecurity coordinata dal CINI continua a rappresentare un pilastro fondamentale per la ricerca e lo sviluppo nel settore.

Queste iniziative si inseriscono in un contesto educativo più ampio, con l’Italia che fa parte di quel 61% di paesi che hanno integrato la cybersecurity nei curriculum della scuola primaria e del 68% che l’ha implementata nella scuola secondaria, creando così un continuum formativo dalle scuole alle università e al mondo professionale.

Gestione degli incidenti e cooperazione internazionale: la prova sul campo

L’architettura di risposta italiana è stata messa alla prova in situazioni reali negli ultimi anni. La gestione degli attacchi DDoS contro istituzioni italiane nel 2022-2023 ha visto una risposta coordinata tra ACN e CSIRT nazionale, così come l’intervento durante gli incidenti Killnet che hanno colpito numerosi siti istituzionali. Di particolare rilevanza è stata anche la partecipazione italiana all’operazione internazionale contro l’infrastruttura ransomware Hive e l’intervento coordinato durante la vulnerabilità globale MOVEit nel 2023.

Sul fronte della cooperazione internazionale, l’Italia ha rafforzato il proprio posizionamento con l’accordo bilaterale con gli USA sulla cooperazione in cybersecurity firmato nel 2023 e la partecipazione attiva alle iniziative europee come il Cyber Resilience Act e l’AI Act. L’ingresso nel Cybercrime Programme Office del Consiglio d’Europa nel 2022 e il rafforzamento del ruolo nella Cyber Defence Coalition della NATO dal 2023 completano il quadro di un paese sempre più integrato nelle reti di cooperazione internazionale.

Particolarmente innovativa è la Cyber Diplomacy Initiative lanciata nel 2023, che posiziona l’Italia come facilitatore di cooperazione internazionale in cybersecurity, con un focus particolare sui paesi del Mediterraneo e sulle economie emergenti.

Sfide future e opportunità per i professionisti

Nonostante gli importanti progressi, l’ecosistema italiano di cybersecurity deve affrontare sfide emergenti significative. L’Italia presenta ancora margini di miglioramento nell’implementazione di tecnologie come DNSSEC, adottato in Europa solo dall’11,28% dei provider. Le minacce basate sull’intelligenza artificiale generativa, che permettono la creazione di phishing ultra-personalizzati e deepfake, richiedono nuove strategie di difesa.

La sicurezza della supply chain software è emersa come vulnerabilità critica, come dimostrato dagli incidenti globali Log4j e CrowdStrike, mentre la migrazione accelerata verso il cloud pone interrogativi sulla resilienza di queste infrastrutture. A queste si aggiungono la necessità di prepararsi alla minaccia quantistica e di proteggere adeguatamente le infrastrutture OT/ICS, sempre più integrate con i sistemi IT tradizionali.

Il talent gap rappresenta forse la sfida più pressante, con circa 3.000 posizioni non coperte nel 2023 nonostante gli sforzi formativi in corso. Questa carenza di professionisti qualificati rischia di limitare l’efficacia complessiva delle misure adottate.

Per i CISO, i risk manager e i responsabili della compliance, queste sfide si traducono in opportunità di innovazione. L’implementazione della direttiva NIS 2, prevista per ottobre 2024, richiede un approccio proattivo, mentre l’adozione di modelli di quantificazione del rischio cyber diventa essenziale per giustificare investimenti crescenti. L’integrazione delle pratiche secure-by-design e secure-by-default, in linea con le raccomandazioni ACN del 2023, rappresenta un cambio di paradigma fondamentale.

Le organizzazioni più lungimiranti stanno sviluppando capacità avanzate di threat intelligence, integrando fonti multiple e analisi predittiva, mentre l’allineamento con il regolamento DORA per il settore finanziario stabilisce nuovi standard di resilienza che influenzeranno progressivamente anche altri settori.

Conclusioni: un percorso virtuoso da consolidare

L’eccellente posizionamento dell’Italia nel GCI 2024 riflette gli importanti progressi compiuti negli ultimi anni, con una governance rafforzata, una strategia chiara e investimenti significativi. La creazione dell’ACN e il suo progressivo consolidamento come fulcro dell’ecosistema nazionale di cybersecurity hanno rappresentato un punto di svolta, creando le condizioni per un approccio più strutturato e coordinato.

Il sistema italiano dimostra che la cybersecurity non è più un tema meramente tecnico ma una priorità strategica nazionale che richiede un approccio multidisciplinare e collaborativo. I professionisti del settore hanno oggi l’opportunità di operare in un contesto più maturo e strutturato, con chiare linee guida e un supporto istituzionale senza precedenti.

Come evidenziato dal Dr. Cosmas Luckyson Zavazava, Direttore del Telecommunication Development Bureau dell’ITU:

“Mentre l’aumento delle iniziative di cybersecurity è incoraggiante, un passo cruciale risiede nel garantire che questi sforzi siano efficaci. Impegnarsi semplicemente ad agire non è sufficiente, dobbiamo assicurarci che gli impegni in materia di cybersecurity siano implementati attraverso attività di alta qualità e ad alto impatto.”

Per l’Italia, la sfida sarà quella di mantenere lo slancio acquisito, continuando a innovare e adattarsi a un panorama di minacce in continua evoluzione. Solo così il paese potrà consolidare la propria posizione tra le eccellenze mondiali della cybersecurity globale e contribuire attivamente a un ecosistema digitale più sicuro e affidabile per tutti.

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