Analisi del conflitto tra Russia e Ucraina

Da cosa nasce il conflitto fra Russia e Ucraina e perché è esploso ora

Il conflitto tra Russia e Ucraina nasce come noto a seguito della crescente pressione circa l’inclusione dell’Ucraina nell’alleanza NATO. Questa azione è ritenuta dalla Russia come una pericolosa minaccia alla sua sicurezza nazionale, visto anche il possibile dispiegamento di armi atomiche e sistemi antimissilistici sul territorio Ucraino nel caso in cui tale annessione venga posta in essere. La domanda sul perché le tensioni siano esplose solo ora è tuttavia di grande interesse. Il discorso della membership l’Ucraina nella NATO era infatti avviato da tempo, e non vi erano sviluppi, almeno apparentemente, circa un’accelerazione del processo.

Molte ipotesi possono essere citate in merito al momento scelto da Putin per sferrare il suo attacco. Probabilmente una compartecipazione di fattori hanno contribuito a questa scelta. Per prima cosa, la presidenza americana ha certamente giocato un ruolo nell’accelerare le mosse di Putin in quanto Biden si è dimostrato più aperto rispetto alla prospettiva di un’entrata dell’Ucraina nell’alleanza atlantica. In seconda battuta, anche la situazione dell’Europa potrebbe aver spinto Putin all’azione, con una Germania in un momento di avvicendamento di leadership, e con una Francia anch’essa politicamente non forte date le elezioni in arrivo. La figura di Zelensky stessa, ed il suo marcato atlantismo, potrebbe aver contribuito ad accrescere i timori di Putin e quindi accelerare l’operazione militare. Infine, Putin stava plausibilmente attendendo di avere sotto controllo la situazione pandemica interna prima di sferrare l’attacco contro l’Kiev.

Cyberwarfare, offensiva cibernetica russa

Per quanto riguarda l’offensiva cyber russa, molti analisti stanno commentando come, a differenza di quanto si prospettava, l’avanzata russa nello spazio cibernetico Ucraino è al momento decisamente modesta. La Russia non ha quindi sferrato tutta la sua potenza cibernetica, che sappiamo essere alquanto poderosa. Anche qui diverse spiegazioni possono essere addotte. Secondo l’analisi di Joseph Menn Craig Timberg, la Russia potrebbe non aver avanzato un attacco cyber date le tempistiche dell’attacco cinetico, che si speravano più veloci di quello che si stanno rivelando. Un attacco cyber è stato quindi forse ritenuto, almeno in questa prima fase, non necessario. In aggiunta, disabilitare il sistema di telecomunicazioni, in una prospettiva di occupazione futura del paese, potrebbe non essere una strategia vincente per una Russia che volesse essere in grado di controllare il territorio. I sistemi di telecomunicazione disabilitati – o quelli bombardati – possono richiedere riparazioni costose e che richiedono tempo. Infine, è probabile che la Russia avesse lei stessa necessità di accesso a sistema di comunicazioni ucraino per la gestione dell’attacco.

Cyber attacchi alle infrastrutture critiche e possibili scenari futuri

Gli attacchi ad infrastrutture critiche, come detto, sono stati modesti. Due episodi possono essere tuttavia menzionati. La Russia, o i suoi alleati, hanno implementato dei software per cancellare i dati da alcuni computer ucraini, compresi gli uffici di controllo delle frontiere. Sul fronte opposto invece l’azione più importante è stata quella del gruppo Belarus Cyber-Partisan, bielorusso ma in contrasto con il governo nazionale, che è riuscito a infiltrare il network ferroviario mettendo fuori uso alcuni servizi e bloccando alcune tratte, in particolare quella che collega la capitale con Orsha, rallentando così il trasferimento di truppe russe.

Sebbene al momento non stiamo assistendo ad un’escalation sul fronte cyber, Putin potrebbe però rendersi più aggressivo nel caso in cui la guerra si trasformi progressivamente da guerra lampo a guerra di logoramento, e l’Ucraina diventasse l’Afghanistan europea. Allo stesso modo, la Russia potrebbe intensificare i suoi attacchi a danno delle infrastrutture critiche delle potenze occidentali in risposta alle sanzioni.

Autarchia digitale Russa e il ruolo delle criptovalute

Infine, per quanto riguarda le criptovalute, queste sono sicuramente, in generale, uno strumento potente di contrasto alle sanzioni. Se infatti uno stato è in grado di raggiungere una diffusione adeguata nel paese dell’utilizzo di una valuta digitale, questi potrebbe ottenere un potente strumento coercitivo per plasmare il processo decisionale delle aziende internazionali che cercano di mantenere l’accesso al mercato interno. Inoltre, si potrebbe utilizzare la valuta digitale per separarsi dal sistema finanziario internazionale dominato dagli Stati Uniti, e ridurre così anche l’efficacia delle sanzioni finanziarie statunitensi come strumento di deterrenza. In questo contesto occorre tuttavia sottolineare come, a differenza della Cina che sta impiegando ingenti risorse per lo sviluppo del suo yan digitale, la strategia Russia a sostegno delle criptovalute sembra ancora embrionale. In aggiunta, questa strategia può rivelarsi fallimentare qualora ci si affidi al sistema delle criptovalute esistente e non se ne sviluppi una nazionale. Come riporta Reuters, Mykhailo Fedorov, vice primo ministro dell’Ucraina e ministro della Trasformazione digitale, è intervenuto sul tema, lanciando un appello su Twitter: “Chiedo a tutti i principali exchange di criptovalute di bloccare gli indirizzi degli utenti russi. È fondamentale bloccare non solo gli indirizzi legati ai politici russi e bielorussi, ma anche sabotare gli utenti comuni”.

 

Articolo a cura di Carolina Polito

Profilo Autore

Carolina Polito, Ph.D. Candidate all’Università LUISS Guido Carli e Associate Research Assistant presso il Centre for European Policy Studies (CEPS)

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